San Timoteo

Il corpo di Timoteo rimase poco a Efeso, oscurato presto dall’onore tributato a quello di Giovanni, l’apostolo prediletto di Gesù, che era vissuto a lungo in quella città.

L’imperatore Costanzo II, figlio di Costantino il Grande, prelevò infatti le reliquie di Timoteo nel 356 per custodirle nell’altare maggiore della grande chiesa (oggi distrutta) dei Ss. Apostoli a Costantinopoli, posta sulla collina più alta dell’abitato, lo stesso edificio dove suo padre, venti anni prima, aveva riposto il corpo privo del capo di s. Andrea, fratello di Pietro (la cui tomba e il cui primato erano celebrati a Roma, in zona vaticana), insieme a quello dell’evangelista Luca, altro discepolo di Paolo (venerato a Roma, lungo la via Ostiense). Bisanzio pertanto veniva consacrata a Dio, per il quale i martiri avevano sacrificato la loro vita e le cui memorie gli imperatori intendevano valorizzare.

La basilica dei Ss. Apostoli fu ricostruita più volte, mantenendo fede alla tipologia con una grande cupola al centro, le cui finestre illuminavano l’altare maggiore ed accrescevano l’effetto di mistica presenza delle reliquie. Qua e là erano dislocati anche cimeli della Passione di Cristo (la colonna marmorea della flagellazione, un frammento della vera croce e un vaso con il suo sangue), strumenti del supplizio di alcuni martiri od oggetti che erano a loro appartenuti.

Cose tutte che venivano radunate da ogni parte del Mediterraneo, in questa come in altre chiese, per volere degli imperatori, i quali come vicari di Cristo e difensori dell’ortodossia, ne garantivano l’autenticità, organizzavano al loro arrivo, o nelle commemorazioni, solenni liturgie, e così elevavano il rango della discussa sede patriarcale sul Bosforo, baluardo contro ogni minaccia spirituale e militare, ritenuto perfino più potente della doppia cinta muraria della città.

Le reliquie di San Timoteo

Costantinopoli cadde invece per la prima volta, nell’aprile del 1204, sotto l’urto dei cavalieri della Quarta crociata che avevano dirottato il pellegrinaggio da Gerusalemme a Zara a Bisanzio, compiacente un impero ormai debole.

Il papa Innocenzo III, pur addolorato delle violenze perpetrate, della profanazione dei luoghi sacri e della spartizione delle reliquie, confidava almeno di ristabilire l’unità dei cristiani, indebolita dallo scisma della chiesa orientale, e di liberare in modo indiretto la Terrasanta, ove Cristo continuava ad essere oltraggiato.

Alcuni nobili, di ritorno in patria, sperando di aumentare la loro fama, erano soliti donare reliquie alle cattedrali, alle chiese urbane o a quelle dei monasteri, e lo stesso facevano i vescovi, in particolare quelli scelti per tutelare la liceità dei “sacri bottini”.

A Soisson, nel nord della Francia, giunsero ad esempio nella chiesa abbaziale di San Giovanni delle Vigne, sia un braccio di s. Giovanni Battista, sia, nel 1205 (ovvero un anno dopo la presa di Costantinopoli) una mandibola con due denti del nostro Timoteo, acquistata forse a un cavaliere crociato dal cappellano del primo imperatore del Regno latino di Gerusalemme.

L’intero corpo del santo arrivò invece a Termoli nel basso Molise, centro dotato di un attivo porto, snodo per il traffico di merci tra l’entroterra, le vie che conducevano dal nord al sud della penisola, fino all’opposta sponda adriatica e all’Oltremare, raggiunto anche da folle di pellegrini, crociati e soldati degli ordini cavallereschi.

Le reliquie di San Timoteo

In città, forse proprio per l’arrivo delle reliquie dell’illustre discepolo di Paolo, fu rinnovata l’antica cattedrale mariana, resa più grande e preziosa da alcune sculture in facciata e dal bel portale, ornato dalle statute dei compatroni, cioè di s. Basso, vescovo e martire della vicina Lucera, e di Timoteo, oggi parzialmente perduta.

Nel 1239, per le minacce provenienti dal mare, il vescovo locale e il capitolo della cattedrale nascosero in fretta, ma con la dovuta cautela, le spoglie del nostro Timoteo in una cavità esterna all’abside destra della chiesa (inferiore all’attuale livello del pavimento), luogo precisato grazie ad un’epigrafe sul rovescio della lastra marmorea di copertura.

Le ossa, appartenenti ad uno scheletro quasi completo di anziano, vennero ritrovate però solo l’11 maggio 1945 e ne fu accertata la relazione con il cranio di Timoteo, da tempo venerato dai fedeli in un reliquario d’argento dorato, oggi custodito nel palazzo vescovile molisano. Le successive ricognizioni delle reliquie, effettuate nel 1994 e nel 2001, hanno confermato i dati ed il corpo del martire giace oggi ricomposto in una teca di vetro contenuta nella cassa di bronzo collocata vicino al luogo del ritrovamento nella pseudo cripta.

Nel secondo dopoguerra, l’arcivescovo di Milano Ildefonso Schuster tentò di avere a Roma, nella basilica patriarcale di San Paolo f.m. (che in precedenza aveva retto come abate dell’annesso monastero benedettino), l’intero corpo di Timoteo, per porlo vicino al luogo della sepoltura dell’Apostolo delle genti, ed è infatti rappresentato in una delle statuette angolari dello splendido ciborio gotico che orna l’altare maggiore. Urgeva allora non confondersi con il culto prestato ad un omonimo santo, il sacerdote Timoteo di Antiochia, giunto nel sec. IV nella città eterna e qui martirizzato, il cui sepolcro era stato più volte spostato nell’edificio, sino ad occupare l’altare della cripta ottocentesca.

Le reliquie di San Timoteo

Di recente il nostro parroco d. Lorenzo Vecchiarelli ha ottenuto il permesso dal vescovo di Termoli mons. De Luca per trasferire nella chiesa di San Timoteo a Casal Palocco una teca con polvere ossea e piccole schegge del corpo del discepolo di s. Paolo, sigillata in un reliquiario posto sotto il rinnovato altare, che è stato consacrato dal card. Agostino Vallini, Vicario del Papa, il 12.10.2008. Siamo ora lieti, come cittadini e come comunità cristiana di questo periferico e moderno quartiere di Roma, di unirci intorno alle spoglie del martire Timoteo, il quale donando coraggiosamente la vita per la diffusione del Vangelo si è conformato a Cristo, il cui sacrificio è celebrato ogni giorno sull’altare, in corrispondenza delle sue reliquie.

E se queste rinviano ad una realtà soprannaturale più grande, invitano pure noi fedeli ad un’autentica testimonianza di fede, corroborata anche dall’esempio lasciato dai dodici apostoli raffigurati nelle icone sposte ai lati della Madonna con il Bambino sulla parete lunga del presbiterio della nostra chiesa, luogo di raccoglimento e di preghiera comunitaria.

Paola Nardecchia

 

Per approfondimenti e referenze fotografiche:

  • A. Ferrua, Le reliquie di S. Timoteo, in "Civiltà Cattolica", 1947, anno 97, vol. III, quaderno 2332, pp. 328-336.
  • M.S. Calò Mariani, Due cattedrali del Molise. Termoli e Larino, Roma 1979, pp. 7-100.
  • S. Garofalo, Timoteo, il discepolo che Paolo amava, Roma 1985. N. Di Pietrantonio, Sulle tracce di Timoteo. L'eredità storica di una memoria, Termoli 1994.
  • G. De Virgilio (a cura di), Il deposito della fede. Timoteo e le sue lettere, Bologna 1998.
  • M. Paradiso (a cura di), 1995: Il giubileo di San Timoteo: 50° anniversario del rinvenimento delle reliquie, Termoli 2000.
  • N. Di Pietrantonio, Segni d'Oriente. La cattedrale di Termoli. Influssi, maestranze, crociati sulla via del pellegrinaggio, Termoli 2002.
  • S. Rossi, Termoli, la sua cattedrale e il ritrovamento delle reliquie di san Timoteo, in "Planus", Roma 2007, pp. 313- 334.
  • L. Bianchi, Ne scelse dodici. Dove sono sepolti gli apostoli di Gesù e alcuni loro amici, Roma 2007, pp. 80-85.
  • Benedetto XVI, Paolo e i primi discepoli di Cristo, Città del Vaticano 2008, pp. 40-45.